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Al Pride il nemico è il cattolico: il PD sale sul carro della violenza Lgbt
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Al Pride il nemico è il cattolico: il PD sale sul carro della violenza Lgbt

L'immagine di Elly Schlein protagonista al blasfemo e anticattolico pride di Roma mostra che il Partito democratico è il braccio politico della violenza ideologica Lgbt.

L'immagine di Elly Schlein protagonista al blasfemo e anticattolico pride di Roma mostra che il Partito democratico è il braccio politico della violenza ideologica Lgbt. Una violenza che vuole colpire la Chiesa e alla quale i cattolici Dem non osano opporsi. Finirà che saliranno sul carro anche loro...

di Andrea Zambrano (17 giugno 2024)

C’è un meme che sta girando in queste ore su X e ritrae Enrico Berlinguer che arringa gli operai di Mirafiori a Torino, di fianco invece compare l’immagine di Elly Schlein che balla scatenata sul carro del Gay pride di Roma che si è svolto sabato. L’immagine della leader Pd non è soltanto folclore, ma la prova che il Partito democratico ha deciso di lasciare al loro destino operai e povera gente per schierarsi con le false vittime coccolate dalle elites plutocratiche mondiali perché funzionali al cambio di una mentalità e dei suoi costumi: quella lobby gay che continua a parlare di discriminazioni per potersi giustificare agli occhi della società, ma che in realtà è l’unica vera discriminatrice.

Anzitutto della Chiesa e dei cattolici. Al pride di Roma di sabato, gli attacchi alla Chiesa non sono stati certo risparmiati. A offrire il destro, per la verità, è stata la nota frase di Papa Francesco sulla «frociaggine in giro» che è diventato il leitmotiv degli striscioni che hanno sfilato lungo via dei fori imperiali culminando con lo striscione di +Europa libera frociaggine in libero stato.

La frociaggine è stata richiamata con orgoglio – e non poteva essere diversamente -, così come non sono mancate le bestemmie, come quella alla Madonna di Pompei -, perché l’obiettivo principale alla fine sono sempre loro: i cattolici, con la loro visione “oscurantista” del mondo. Prova ne è il fatto che, arrivati davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia il corteo è esploso in un sonoro vaff****lo indirizzato a Jacopo Coghe e compagni definiti «fascisti e omofobi tornate nelle fogne».

Lo squallore di corpi nudi e provocanti, di ammiccamenti e rapporti orali e anali, la presenza dei soliti bambini utilizzati come scudi umani per un’ideologia satanica e satanista, e poi le battutacce da caserma a sfondo sessuale per colpire il sentimento di fede di un popolo sono l’ingrediente che fa del gay pride non solo una carnevalata di pessimo gusto, ma un’arma politica in mano al Partito Democratico per segnare la sua agenda e il suo orizzonte culturale d’azione.

Un orizzonte che ha perso di vista i veri problemi per concentrarsi sulla falsa discriminazione delle false vittime Lgbt, mai così ascoltate e coccolate dai vertici del partito. Con Elly Schlein sabato sul carro c’era anche mezzo stato maggiore Dem, da Marta Bonafoni al sindaco di Roma Gualtieri, da Alessandro Zan – il quale è noto nel suo ruolo di promotore di eventi gai è il primo a guadagnare anche economicamente da certi raduni - all’immancabile Laura Boldrini.

Anzi, si può dire ormai che la cosiddetta lobby gay è ormai incistata dentro il Partito democratico, ne definisce le linee guida, ne ispira i valori e ne condiziona alla fine l’esito. Non c’è dubbio, infatti, che se da un lato per un certo tipo di “pubblico”, vedere Elly Schlein ballare scatenata assieme ad Annalisa – madrina dell’evento, ennesimo caso di talento artistico asservito alla realizzazione di un’agenda ideologica – può strappare qualche sorriso, alla prova dei fatti, emerge anche per un elettore medio Dem tutta la pochezza culturale e il livore ideologico di una proposta che per il partito democratico si fa dominante.

La cosa potrebbe anche creare qualche pensiero a quella anima cattolica del Pd se solo ancora ci fosse un’anima cattolica nel Pd, eternamente in corto circuito nell’impossibile conciliazione delle istanze cristiane riformatrici con la deriva radicale di massa a trazione marxista. Anche ieri nessuno di quell’anima cattolica dentro il partito ha fatto notare alla Schlein la contraddizione di definirsi per le libertà e poi sostenere da protagonista un evento che si fonda sullo sberleffo alla Chiesa e ai cattolici, che esalta la causa palestinese discriminando gli ebrei e che sposa le istanze violente della causa gay, sempre più violente, sempre più prepotenti, come vecchie zitelle inacidite dal tempo che passa.

Vero è che se i cattolici dentro il Pd sono come il neoeletto eurodeputato Marco Tarquinio che dopo 14 anni di direzione del quotidiano dei vescovi svela il vero volto del pensiero cattolico di sinistra, come ad esempio nel caso dell’aborto al G7, il punto semmai è constatare che di cattolico nel Pd non c’è rimasto più nulla, fagocitato dal pensiero radicale marxista che rivive cantando Bella ciao sul carro del Pride di Roma. Finirà che anche i fu cattolici Dem, magari già il prossimo anno, andranno a fare compagnia alla Schlein sul carro della frociaggine, anche perché sarà l’ultima battaglia che sarà rimasta loro.

LA NUOVA BQ

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