Ricordando il cardinale Biffi
L'11 luglio del 2015 moriva il cardinale Giacomo Biffi: il nostro commosso ricordo col suo ammonimento sul dialogo. Abbiamo però una critica da fargli: il suo tifo interista!
Ho notato che il dialogo è stato oggetto di un grosso equivoco, e mi sento di dover dire qualcosa a riguardo. Spesso si è pensato che dialogare significasse sostanzialmente dare ragione a ogni interlocutore. Ma, a mio parere, questo non è affatto il vero dialogo.
La premessa fondamentale per un dialogo autentico è, prima di tutto, essere se stessi. Per poter dialogare con qualcuno, io devo per prima cosa proporre la mia idea e affermare la mia propria identità. È questa identità ben definita che può poi essere confrontata con un'altra identità. Se invece cerchiamo di sciogliere ogni identità nella mentalità generale, se tentiamo di svanire in essa, allora il dialogo non esiste più. Questo principio vale in ogni campo.
Pensate, ad esempio, a una situazione semplice. Se vado a Milano e incontro una persona, e lui mi dice: "Io tengo al Milan", e io, pur non essendo vero, rispondo: "Anch'io tengo al Milan", il dialogo è già finito. Non c'è più nulla da discutere. Ma se invece sono sincero e gli dico: "Io invece tengo all'Inter", allora possiamo andare avanti a discutere. Questa mi sembra una cosa elementare.
Non è neanche vero che l'affermazione della consapevolezza dell'identità cristiana e della verità in cui siamo stati investiti e che ci è stata donata, possa in qualche modo spegnere il dialogo. Anzi, al contrario. Quali sono i veri fondamenti del dialogo alla luce della fede?
Per me, i veri fondamenti del dialogo sono due pilastri essenziali:
Gesù Cristo è l'archetipo di ogni uomo. Questo è un punto cruciale. Ogni uomo è stato pensato in Cristo. Ciò significa che, anche se una persona non lo sa, è già in qualche modo coattivamente cristiano. Ontologicamente, ogni essere umano aspira a essere rifinito come cristiano. È come un'icona appena sbocciata che esige di essere completata. Per questo motivo, quando io incontro anche la persona che sembra più distante dalle proiezioni cristiane, so che quella persona è già immagine di Cristo. So che nel profondo del suo essere, quella persona è già d'accordo con me. Perché? Perché tutti e due siamo stati pensati in Cristo. Questo è un fondamento potentissimo del dialogo, e per questo motivo non perderò mai la fiducia nel trattare, nel parlare, nel discutere e nell'annunciare con le persone.
L'azione dello Spirito Santo. Non dobbiamo dimenticarci che c'è lo Spirito Santo, il quale "va dove vuole". Certamente la grazia è presente nella Chiesa. Ma non è detto che al di fuori dei confini sociologici della Chiesa non ci sia. Chiunque sia dettato, viene dallo Spirito Santo. Questo è un aspetto che ci spinge a essere sinceri nel mondo di oggi. Nel mondo di oggi, spesso, prima di sapere se devo aderire o meno a qualcosa, si vuole sapere "da che parte sta", non "cosa ha detto" o "se è vero". Invece, la azione dello Spirito Santo, che opera in tutti gli animi, in tutti i cuori, in tutte le menti, ci permette di sperare sempre. Questo, per me, è il vero fondamento del dialogo.
Se io fondo il dialogo soltanto sulla "mobilità" che si dovrebbe avere, sul fatto che dobbiamo essere comprensibili, che dobbiamo augurarci bene, o sull'irenismo – che considero un modo pagano di approcciarsi – allora non è il modo cristiano. Il mondo cristiano deve rifondare il dialogo sul fatto che Cristo è l'archetipo di tutto e che lo Spirito Santo agisce in tutti. È su queste verità profonde che il dialogo cristiano trova la sua forza e la sua speranza.