di Mons. Vincenzo Peroni (23-02-2025)
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Una delle chiavi di volta che regge tutto l’impianto architettonico della nostra vita personale, in tutte le sue dimensioni, è avere chiare le coordinate essenziali della nostra identità. Rispondere alla domanda “chi sono io?” è una delle imprese più ardue e affascinanti dell’esistenza. Lasciare questa domanda senza risposta espone al disorientamento e all’angoscia, alla prigionia delle emozioni e delle mode passeggere, in ultima istanza alla tristezza e al fallimento.
Il Signore Gesù, che desidera il pieno e vero compimento della nostra vita, attraverso il brano evangelico di questa domenica, ci dona il criterio decisivo alla luce del quale individuare la risposta vincente.
«Amate invece i vostri nemici,
fate del bene e prestate senza sperarne nulla,
e la vostra ricompensa sarà grande
e sarete figli dell’Altissimo!» (Lc 6,35)
Non permettiamo che ci spaventi il carattere esigente della richiesta di Gesù. Lasciamoci piuttosto conquistare dalla prospettiva che contiene e che porta in dono. Sarete figli dell’Altissimo! Oggi, forse, non riusciamo più a percepire la potenza trasformante e la densità, sia teologica che antropologica, di questa verità che costituisce l’essenza profonda della nostra nuova identità di Battezzati e di discepoli del Signore: siamo figli di Dio!
Quando alla domanda “chi sono io?” so finalmente rispondere, con profonda consapevolezza e grato stupore, “sono figlio di Dio”, allora, e solo allora, la mia vita è inondata da una luce penetrante, che mi permette di vedere tutto in modo nuovo. Se maturo una vera conoscenza della nuova identità conferitami dal Battesimo e dalla relazione con Gesù, dall’ascolto della sua Parola e dalla grazia dello Spirito Santo che opera in me mediante i Sacramenti, cambia radicalmente la prospettiva dalla quale guardo la mia vita personale, la relazione con gli altri, con le cose del mondo e della storia e assumo un criterio interpretativo diverso.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
(Lc 6,32-34)
È disarmante la precisione logica di queste affermazioni. Non ammette contestazioni, attenuanti o comode eccezioni. Tutti, persino i peccatori, anche chi non conosce Dio, anche chi non ha ricevuto la grazia di incontrare Gesù, è capace di amare chi lo ama e sa fare del bene a chi lo tratta bene. Ma questo non è sufficiente per essere realmente figlio dell’Altissimo. Abbiamo sperimentato fin troppe volte che non basta vivere difendendo se stessi, i propri interessi per essere felici; non apre alla pienezza impostare le relazioni sul calcolo e sull’interesse, quasi si trattasse di un mero scambio commerciale. Che tristezza una vita così impostata. Eppure è esattamente lo stile che istintivamente assumiamo quando assecondiamo l’uomo vecchio, l’essere carnale e mondano, la nostra dimensione animale, per usare il linguaggio di san Paolo.
Chi sa di essere figlio di Dio, finalmente, ha l’opportunità di passare dall’essere carnale a quello spirituale, dall’uomo vecchio a quello nuovo, dalla mentalità mondana a quella divina. Detto in altri termini: chi riconosce la sua vera identità nell’essere figlio di Dio non si affannerà più a difendere se stesso, lottando, con tutte le sue energie spirituali, per non cadere nei legacci delle passioni e dei risentimenti, nei devastanti desideri di egoismo, di odio e di vendetta; non desidererà nient’altro che crescere nella misura di Cristo, per assomigliare a Lui, il Figlio primogenito e amato, che per gratuito dono d’amore ci ha resi partecipi della sua stessa figliolanza divina.
La posta in gioco è altissima! Nella nostra epoca si parla tanto, spesso a sproposito, di qualità della vita: ecco, oggi, il Vangelo ci consegna il vero tratto qualificante la nostra vita: assomigliare a Gesù, vivere da figli del Padre.
Bene fa la liturgia nel farci ascoltare anche un passaggio illuminante della complessa relazione tra i primi due re di Israele, Saul e Davide. Il re Saul ha beneficiato molto delle opere di Davide e lo ha inizialmente trattato da amico prezioso per il consolidarsi del suo regno, ma poi, morso dalla gelosia e dal timore di essere surclassato, guidato cioè dalle logiche mondane e carnali, ha cominciato a trattarlo da nemico, muovendogli contro nel desiderio di ucciderlo. Dal canto suo, Davide, certo non esente dalla carnalità della condizione umana e del quale la Bibbia ci riferisce anche i numerosi momenti di peccato, riesce a non soccombere al desiderio di vendetta e di giustizia sommaria proprio perché non si abbandona a un criterio meramente umano, ma assume uno sguardo “teologico”. Saul è un unto, un consacrato del Signore e Davide sa di non potersi sostituire a Dio nel giudizio. E se Saul da amico si è trasformato in nemico di Davide, dal canto suo, Davide, assumendo un criterio divino, da vittima si trasforma in difensore di Saul.
Se questo cambiamento è stato possibile per Davide, che pure aveva mille motivazioni umane per difendersi dal suo persecutore, a maggior ragione deve attuarsi per noi, rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo alla vita divina, la trasformazione alla quale ci esorta Gesù:
«A voi che ascoltate, io dico:
amate i vostri nemici,
fate del bene a quelli che vi odiano,
benedite coloro che vi maledicono,
pregate per coloro che vi trattano male».
(Lc 6,27-28)
Oggi, siamo noi quelli che ascoltano la parola di Gesù, che risuona nella liturgia della Chiesa. Alla nostra libertà e alla nostra volontà, oggi, è offerta ancora una volta l’occasione di assumere l’unica qualità di vita che meriti di essere perseguita, quella di figli di Dio.
Anche questa settimana possiamo arricchire la nostra preghiera con l’Orazione Colletta di oggi
Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Amen.
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