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Ildegarda di Bingen e la medicina ispirata da Dio
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Ildegarda di Bingen e la medicina ispirata da Dio

L'unità di anima e corpo e l'esercizio delle virtù sono al centro della visione curativa della santa tedesca. Un approccio unitario alla salute dell'uomo che trascende i tempi e si rivela profetico.

di Antonio Tarallo (17-09-2024)

È davvero difficile racchiudere in poche righe quella che potrebbe ben definirsi “la scienza della fede” espressa da santa Ildegarda di Bingen (Kreuznach, castello di Böckenheim, Germania, 1098 - Bingen, Germania, 17 settembre 1179) di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Un vasto oceano con mille e più onde, tutte di diversi colori e sfumature: questa è l’immagine che viene subito in mente se si pensa al suo sapere, alla sua fede e conoscenza di Dio e del mondo. La testimonianza di vita di questa santa vissuta nel lontano 1100 parla al nostro oggi con una forza inaudita: approfondire la sua figura e la sua divina scienza è come cercare in quello che comunemente viene definito ai giorni d’oggi “un pozzo senza fondo”. Chi è stata santa Ildegarda di Bingen? Per poter risolvere il quesito non basta una sola risposta: monaca benedettina prima e poi badessa; scrittrice; mistica; teologa; gemmologa; guaritrice; erborista; esorcista; ginecologa; cosmologa; filosofa; poetessa e drammaturga; musicista; linguista; consigliera di principi, papi e imperatori. La lunga sequela è difficile da sintetizzare e la lunghezza degli aggettivi riesce a dare un’idea della sua vasta (e soprattutto) varia produzione letteraria-scientifica-spirituale.

Al riguardo deve essere evidenziato fin dal principio un dato: tutto ciò che la scienziata Ildegarda ha scritto è stato il frutto di un dialogo intimo, continuo e profondo con il Signore. Nelle sue innumerevoli visioni ci descrive il Creatore in tutta la sua potenza e il suo splendore che guida, sostiene e ispira la sua creatura, l’uomo. E così è stato per santa Ildegarda: è stato proprio il Signore a ispirare tutta la scienza della mistica teutonica. In fondo era stata lei stessa a domandare, con grandissimo atto di umiltà, il suo ausilio: «Signore, Padre Celeste credo che Tu ci sei che mi hai creato a Tua immagine e somiglianza ed io sono Tuo figlia, aiutami Tu». In quel suo «aiutami Tu» troviamo tutta l’umiltà di una donna  –  di intelletto, studio e preghiera  –  consapevole che l’unica fonte delle sue idee e dei suoi progetti non poteva che essere Dio.

Ildegarda rimane nella storia della Chiesa un poliedrico genio e spirito che meriterebbe molteplici approfondimenti, tanti quanti i doni da lei ricevuti dal Signore. È assai difficile approfondire tutte le ramificazioni del suo sapere in maniera esaustiva. Cercheremo allora –  anche se “a volo  d’angelo”  –  di addentrarci nel suo metodo medico-curativo che vede anima e corpo l’uno in dipendenza e relazione all’altro. La sua visione medico-scientifica supera i secoli poiché le sue idee e visioni possono davvero considerarsi profetiche.

Fra le tante sue opere pervenuteci, gli scritti naturalistici-medici ricoprono un ruolo fondamentale per capire il suo pensiero, la sua scienza, la sua fede. Questi scritti sono  riuniti nel Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum che nella tradizione manoscritta fu poi smembrato in due parti: la prima, Physica o Liber simplicis medicinae; l’altra, Causae et curae o Liber compositae medicinae.

Per la comprensione della visione medico-curativa di santa Ildegarda è fondamentale partire, prima di tutto, da una tematica che potremmo così riassumere: “I quattro elementi”. Il tema ovviamente era stato già trattato da molti scienziati e filosofi dell’antichità e del medioevo, ma la santa tedesca supera il limite dell’umanità ponendo al centro il Signore, unico donatore dei quattro elementi stessi: «E Dio creò gli elementi del mondo, che sono nell’uomo e con i quali l’uomo opera. Sono il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra. I quattro elementi sono così imbrigliati ed uniti tra di loro, da non poter essere separati e da essere chiamati firmamento» (Cause e Cure dell’infermità, traduzione a cura di Paola Calef, Sellerio editore, Palermo 2012). Da questa legge-base dipende poi tutta la salute dell’uomo e di lui in rapporto alle altre creature. Tutte le medicine di Ildegarda traggono, infatti, la loro efficacia dalla forza salutare proprio di questi quattro elementi del mondo. Il numero quattro, poi, si ritrova universalmente negli elementi della vita: quattro stagioni; quattro gruppi sanguigni dell’uomo; quattro nuclei base del codice genetico. Inoltre, sono sempre quattro i principi vitali che – secondo la santa teutonica –  riescono a mantenere in salute il corpo: subtilitas (la natura curativa del cibo); discretio (la giusta misura);  viriditas (il risveglio della vitalità) e, infine, la ratio (la chiarezza mentale).

Ma c’è un elemento fondamentale che aiuta il benessere psico-fisico dell’uomo: è l’esercizio delle virtù. Di fatti, santa Idelgarda di Bingen nelle sue opere descrive ben 35 virtù che si oppongono ad altrettanti vizi. Sono quest’ultimi a influire negativamente sulla salute psico-fisica dell’uomo. Per questi motivi, essere in salute vuol dire soprattutto avere equilibrio tra corpo e anima.

Ed è questa stessa visione, l’unità tra corpo e anima, ad essere sottolineata da papa Benedetto XVI nella sua Lettera Apostolica del 2012 con la quale proclamava la santa Dottore della Chiesa: «L’uomo è visto come unità di corpo e di anima. Si nota nella mistica tedesca un apprezzamento positivo della corporeità e, anche negli aspetti di fragilità che il corpo manifesta, ella è capace di cogliere un valore provvidenziale: il corpo non è un peso di cui liberarsi e, perfino quando è debole e fragile, “educa” l’uomo al senso della creaturalità e dell’umiltà, proteggendolo dalla superbia e dall’arroganza. In una visione Ildegarda contempla le anime dei beati del paradiso, che sono in attesa di ricongiungersi ai loro corpi. Infatti, come per il corpo di Cristo, anche i nostri corpi sono orientati verso la risurrezione gloriosa, per una profonda trasformazione per la vita eterna. La stessa visione di Dio, nella quale consiste la vita eterna, non si può conseguire in modo definitivo senza il corpo».

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