Riportiamo con una nostra traduzione l’articolo di don Jason Charron pubblicato su Crisis Magazine il 24 febbraio 2025.

Il giorno dell’attentato al presidente Trump, il 13 luglio 2024, sono stato il sacerdote che lo ha incontrato, ha parlato con lui e ha pregato per lui. In quel momento privato, ero davanti ad un uomo che parlava con convinzione della lotta per la giustizia per il popolo ucraino da lungo tempo sofferente, in particolare per quanto riguarda la sovranità dell’Ucraina e la necessità di resistere alla tirannia con forza. Le sue parole riflettevano quindi una chiara visione morale che io, così come tanti altri, abbiamo trovato abbastanza convincente da sostenere. Quel giorno, eventi inspiegabili sembravano solo confermare il favore della Provvidenza.
Tuttavia, i commenti del presidente Trump sull’Ucraina del 18 e 19 febbraio hanno dimostrato che il nostro presidente è fin troppo umano, come il re Ozia prima di lui. «Quando la mano del cielo solleva un uomo in alto, che egli non guardi il cielo, affinché non inciampi sulla terra sottostante». Quando le fortune di Ozia si rivoltarono contro di lui a causa degli effetti del suo stesso orgoglio, toccò ai sacerdoti avvertirlo: «Non è giusto che tu, Ozia, bruci l’incenso al Signore…» (2 Cronache 26:18). Come sacerdote, dico al presidente Trump: “non è giusto che tu menta davanti a Dio e agli uomini”.
Col passare del tempo, è diventato chiaro che la posizione di Trump sull’Ucraina è cambiata in modi che, in coscienza, non posso più ignorare. Ciò che una volta condannava, ora lo scusa; dove una volta era fermo, ora vacilla. Questo cambiamento mi ha portato a ritirare il mio sostegno nei suoi confronti, non per convenienza politica ma per fedeltà a Cristo, che rappresento: Colui che è l’incarnazione della giustizia, della verità e del bene. La mia decisione si basa su quattro ragioni principali.
San Tommaso d’Aquino, nella sua Summa Theologiae e nel De Regno, espone una visione di leadership politica radicata nella giustizia, nel bene comune e nella legge morale. Il Santo sostiene che i governanti devono governare secondo la legge divina e naturale, cercando il benessere di tutte le persone, non solo della propria nazione. Condanna fermamente la tirannia, che definisce come governo diretto verso interessi privati piuttosto che verso il bene comune.
Se Tommaso si rivolgesse oggi a qualcuno che è indeciso se sostenere un politico che, all’interno del Paese, porta avanti politiche positive di carattere pro-life ma che tuttavia facilita il genocidio all’estero assecondando e accontentando eccessivamente un despota assetato di sangue, il Dottore Angelico probabilmente farebbe diverse osservazioni:
1. L’unità della virtù – Tommaso d’Aquino rifiuterebbe a priori l’idea che un leader possa essere veramente pro-life mentre allo stesso tempo, e consapevolmente, facilita un patto il cui risultato è la distruzione di vite innocenti su larga scala. Egli sottolinea che giustizia e virtù devono essere coerenti in tutte le aree di governo. Un governante non può essere buono in una sfera mentre è gravemente ingiusto in un’altra.
2. Il bene comune è universale – Tommaso d’Aquino non vede i confini nazionali come una scusa per l’equivoco morale. Egli sostiene che i governanti hanno il dovere di fare giustizia non solo per i propri cittadini, ma per tutta l’umanità. Se un leader sostiene o consente il genocidio, viola fondamentalmente l’ordine morale.
3. Legittimità e tirannia – nel De Regno, Tommaso sostiene che un sovrano che governa ingiustamente è un tiranno ed è, in un certo senso, illegittimo. Se la politica estera di un leader porta a massacri di massa, quel leader può rientrare nella categoria dei tiranni, anche se attua buone politiche a livello nazionale.
4. Responsabilità morale dei sostenitori – Tommaso d’Aquino sostiene che le persone sono moralmente responsabili delle azioni dei loro governanti, soprattutto se sostengono consapevolmente un male grave. Probabilmente chiederebbe a tali sostenitori di ritirare il loro sostegno. In caso contrario, condividerebbero la colpa di politiche ingiuste.
Alla luce di queste considerazioni, una coscienza formata e moralmente attenta non può ignorare le recenti trasgressioni del Presidente Trump contro la giustizia, la verità e il bene. La sua sfacciata bugia secondo cui l’Ucraina ha iniziato la guerra contro la Russia nel 2022 è un atto di violenza contro la verità stessa, un ribaltamento spudorato della realtà. La sua affermazione disdicevole con cui ha definito Zelensky un dittatore perché è stato in carica oltre i limiti del mandato nel bel mezzo della legge marziale (in conformità con la Costituzione dell’Ucraina) è un’offesa alla ragione, soprattutto se si considera l’insolito silenzio di Trump nei confronti della dittatura di Putin durata venticinque anni in una Russia nuclearizzata.
Il Presidente è capo di una nazione e si trova in una posizione unica per assicurare giustizia e pace. È dunque un peccato contro la giustizia accordare inspiegabilmente allo Stato aggressore importanti concessioni prima dei negoziati. Questa è una grave offesa alla giustizia nei confronti della parte lesa, l’Ucraina; la cui sovranità e integrità territoriale ci siamo impegnati a difendere quando abbiamo chiesto loro di consegnare le loro armi nucleari alla Russia nel 1994. Tutto questo senza alcuna garanzia di risarcimento per le centinaia di migliaia di vite innocenti perse, per i 19.500 bambini rapiti, per le orde di mutilati in modo permanente, per le case perdute, le terre distrutte, i pastori torturati e per le povere donne violentate.
Quanto sopra rientra chiaramente nella categoria di governo ingiusto. Se questo si traduce in una vera e propria politica estera che facilita l’annientamento dell’intera nazione ucraina, come articolato da Putin, Sergeytsev e Medvedev, allora un tale leader potrebbe benissimo rientrare nella categoria di un tiranno, secondo la definizione di Tommaso d’Aquino. Questa designazione rimane valida, anche se detto sovrano dovesse emanare buone politiche a livello nazionale, come limitare per legge gravi mali morali come il transgenderismo, l’aborto e la propaganda omosessuale.
Esorto i miei confratelli cattolici a pregare per il presidente Trump, opponendoci a qualsiasi gesto che appaghi i tiranni. Dobbiamo farlo finché non si dimostrerà incrollabile nel resistere alla vera tirannia e nel sostenere la giustizia, la verità e il bene. La nostra fede ci chiama a difendere il bene comune, chiedendo conto ai leader quando si allontanano dalla chiarezza morale. Non siamo semplicemente contro la sinistra senza Dio che ha eroso le nostre istituzioni: sosteniamo i nostri alleati e li amiamo abbastanza da chiamarli a uno standard divino.
In sintesi, san Tommaso d’Aquino sosterrebbe che un leader non può essere selettivamente morale; e dare il proprio appoggio ad un leader unicamente in virtù di una determinata politica ignorando gravi ingiustizie in altri settori non è moralmente giustificabile. Per lui, la vera leadership pro-life deve essere coerente, valorizzando ogni vita umana, dal concepimento a Kiev.
Share this post