Il dittatore Ortega reagisce in maniera brutale alle notizie sull'accresciuta repressione del regime verso i cattolici esiliando il vescovo e presidente della Conferenza episcopale nicaraguense Carlos Herrera, trasferendolo al confine con il Guatemala e facendolo forzosamente emigrare. L'appello del Celam e il silenzio - per ora - del Vaticano.
di Luca Volonté (16-11-2024)
Il dittatore Daniel Ortega poteva reagire in molti modi alle notizie trapelate e comprovate sulla continua e accresciuta repressione del regime verso i cattolici nei giorni scorsi, riportati da La Bussola, ha scelto la decisione più grave e forte per dimostrare la sua avversione feroce alla Chiesa e ai fedeli cattolci, ha espulso mercoledì il vescovo e presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua (CEN), Carlos Herrera, trasferendolo al confine con il Guatemala e facendolo forzosamente emigrare in quel paese. Due fonti ecclesiastiche hanno confermato al quotidiano locale “La Prensa” che il vescovo è stato sequestrato al termine di una riunione del clero a Managua e successivamente accompagnato al confine con il Guatemala. «Sì, è entrato nel Paese oggi [Ndr 14 novembre], non per aver chiesto asilo politico», ha dichiarato all'agenzia Reuters il Segretariato per la Comunicazione della presidenza del Guatemala, senza fornire ulteriori dettagli sulle condizioni in cui il vescovo è arrivato nel Paese.
L'esilio di Herrera si aggiunge a quello di Rolando Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí; quella di Isidoro Mora, della diocesi di Siuna, e quella di Silvio Báez, vescovo ausiliare di Managua, che ha lasciato il Paese su richiesta del papa dopo aver ricevuto minacce di morte. Il presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua dal 2021 e vescovo di Jinotega, Carlos Herrera, è stato esiliato in Guatemala dal governo sandinista a seguito, come riporta l’agenzia di stampa ed informazione “Mosaico CSI”, della denuncia del sacrilegio, compiuto dal sindaco e dall’amministrazione cittadina, con l'atto di diffondere musica ad alto volume davanti alla Cattedrale di San Juan Bautista durante la celebrazione eucaristica dello scorso 10 novembre, come abbiamo noi descritto su queste pagine il 14 novembre.
Con questa decisione dall’alto valore simbolico, il regime di Ortega ha oltrepassato ogni limite etico e civile e dimostra, ancora una volta, come il vero obiettivo del regime comunista sia quello di espellere tutti i sacerdoti, religiosi e vescovi della Chiesa cattolica e, laddove sia impossibile la via dell’espulsione, rinchiuderli nelle carceri sine die, allo scopo di privare i fedeli dei sacramenti e delle celebrazioni religiose.
L'organizzazione “Nicaragua Nunca Más Collective” ha condannato giovedì l'espulsione del vescovo Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, ed in un comunicato, ha denunciato che l'esilio di Herrera «non colpisce solo un leader religioso, ma simboleggia la crescente e inarrestabile persecuzione e repressione che la Chiesa cattolica deve affrontare nel nostro Paese. «Il vescovo Herrera è stato bandito dal paese», ha detto alla Reuters Martha Molina, un avvocato che da tempo si batte per il diritto alla libertà religiosa in Nicaragua e, ha proseguito, «questa decisione del regime ci ha scioccato molto».
«Ennesimo atto criminale contro la libertà religiosa di cui ogni nicaraguense ha il diritto inalienabile di godere». Il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) ha espresso preoccupazione e solidarietà alla Chiesa nicaraguense, dopo l'esilio di monsignor Carlos Enrique Herrera Gutiérrez. In una lettera indirizzata all'Arcivescovo di Managua, il Cardinale Leopoldo José Brenes Solórzano, che è anche il Vice Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, il CELAM ha espresso il suo sostegno fraterno e ha ribadito il suo impegno per la Chiesa nicaraguense in questi momenti di crisi. «Dal Consiglio episcopale latinoamericano seguiamo con dolore gli eventi che affliggono la Chiesa pellegrina in Nicaragua, e in particolare la situazione che stanno attraversando diversi vescovi e le loro diocesi», si legge nella lettera firmata dalla presidenza del Celam, presieduta dall'arcivescovo di Porto Alegre, Jaime Spengler, e da altri alti rappresentanti ecclesiastici dell'America Latina. La lettera è stata resa nota ieri, 15 novembre da Bogotá, in Colombia.
Il CELAM ha rivolto un appello speciale alla solidarietà e alla preghiera per monsignor Herrera, esiliato senza giustificazione ufficiale in Guatemala, auspicando con una certa dose di irrealismo, che «questa situazione si risolva presto e che possa tornare in patria». Il tiranno Ortega e la moglie Murillo dimostrano di voler proseguire sino al totale sradicamento della chiesa cattolica, di religiosi, sacerdoti, in un progetto sin troppo chiaro e terribile di voler eliminare diabolicamente e passo passo, la cultura, la fede e l’educazione cristiana. A tutto ciò si deve rispondere con prudenza ma anche con chiarezza anche dal Vaticano, prima che il tiranno compia altre tragiche vendette.
Persecuzioni senza fine, Ortega caccia un altro vescovo