Che cosa impedisce una pace di compromesso? La Russia punta a una vittoria totale. E il Patriarcato di Mosca predica una guerra senza compromessi, fino a concepire la fine del mondo in caso di sconfitta.
di Alberto Leoni (23 settembre 2024)
Secondo un recente sondaggio, gli italiani sono sempre meno disposti a fornire aiuto agli ucraini, scendendo dal 47% del settembre 2023 al 29% odierno.
Se gli italiani sono stanchi della guerra figuriamoci gli ucraini! Secondo l’ultimo sondaggio del luglio scorso il 32% degli ucraini è disposto a concessioni territoriali rispetto al 19% del luglio 2024. Le perdite russe e ucraine sono arrivate a circa un milione di uomini con 80.000 ucraini e 200.000 russi caduti al fronte e altri 400.000 feriti per parte.
Se a ciò si aggiunge che l’Ucraina ha perso quasi 10 milioni di persone per emigrazione ci si accorge che non solo la guerra ha dissanguato i due paesi, ma che pregiudica fortemente il loro futuro.
Cosa possa ostare a una pace effettiva è già stato riferito in altri articoli. A parte le rivendicazioni ucraine che, come si è visto, sono sempre più deboli; a parte l’assenza di garanzie da dare all’Ucraina, garanzie che gli occidentali non sono in grado di fornire, il problema principale sta nella narrazione della guerra da parte della dirigenza e della propaganda russa. Quando Dmitrij Medvedev, l’8 agosto scorso, auspica che le truppe russe arrivino a Kyiv non esprime solo un pio desiderio, ma indica un livello di vittoria completa non negoziabile davanti alla propria opinione pubblica.
Quanto alla propaganda appare inconcepibile, per chi scrive, che le analisi del conflitto siano sempre e solo centrate su Zelensky, sull’Europa e sull’Occidente in generale senza mai provare il desiderio di conoscere cosa ci sia dall’altra parte della nuova “cortina di ferro”. Vediamo di spiegarci meglio: sarebbe accettabile che in Europa o nell’”Occidente collettivo” ci si esprimesse come nella Tv russa?
Il 29 maggio 2023 l’analista Dmitri Abzalov aveva suspicato la cessazione della guerra per una ripresa economica del paese affermando «Ma io non voglio una guerra nucleare! Non voglio morire!». Al che uno degli ospiti, il parlamentare Andrey Guruliov gli ha testualmente risposto: «Ho solo una cosa da dire. In tempo di guerra tutti quelli che vanno nel panico vanno fucilati immediatamente» Poi rivolto ad Abzalov: «Potresti non vivere abbastanza per vedere una guerra nucleare».
Come può reagire una opinione pubblica russa davanti a una pace di compromesso quando il deputato Andrey Svintsov ha dichiarato che pacifisti e dissidenti russi dovrebbero «scusarsi pubblicamente e prendersi 20 frustate. Dopo di che continuare a lavorare ma con tasse molto più alte»? Cosa possono pensare i russi di una propria "mezza vittoria" quando è stato detto loro (1/8/2024) dalla storica Natalia Narochnitskaya che «Il Signore ci ha scelto … così che l’umanità abbia un futuro nel quale c’è un ordine morale»?
Ed è questo il problema principale del cristianesimo ortodosso, almeno nelle sue gerarchie: quello di essere un supporto dello Stato fino ad arrivare a ipotizzare una nuova apocalisse. Il 7 maggio 2024, dopo la cerimonia di investitura di Vladimir Putin il patriarca Kirill ha detto: «Ci conceda Dio che la fine del secolo coincida anche con la fine della sua permanenza al potere. Lei ha tutto ciò che le serve per svolgere per molto tempo ancora e con successo questo grande compito al servizio della patria». (Michael Epstein Un nuovo apocalittismo 8 agosto 2024, La nuova Europa). Laddove la parola “secolo” non è una definizione temporale (perché Putin non può campare altri 76 anni), ma una traduzione del greco “eone”, ossia l’intero nostro mondo.
D’altra parte questa minaccia di distruggere il mondo in caso di sconfitta russa è stata pronunciata dallo stesso Kirill in modo assolutamente esplicito il 19 gennaio 2023. «Questo desiderio di sconfiggere la Russia – ha detto – ha assunto forme molto pericolose. Preghiamo il Signore che illumini questi pazzi (ossia gli occidentali) e li aiuti a capire che ogni desiderio di distruggere la Russia significherà la fine del mondo».
Da cui la moda, ormai invalsa nel patriarcato di Mosca, di benedire le armi, dal fucile mitragliatore ai missili, dagli aerei alle navi da guerra. Cose che, in Italia, avvenivano ottant’anni fa e che la Chiesa cattolica non ammette più: se qualche nostalgico si è perso dei pezzi, si rilegga l’omelia che San Giovanni Paolo II tenne a noi militari in occasione del Giubileo del 1984 dicendo che «impedire la guerra è già far opera di pace». Le differenze sono davvero tante.
Il fascino che questa versione bellicista dell’ortodossia esercita su tanti cattolici occidentali fa sì che molti possano condividere i contenuti di questo filmato di propaganda Siamo russi! Dio è con Noi! Dove, in nome della Russia, pregano e combattono soldati ortodossi, musulmani e buddisti.
In realtà si può ben dire che Putin e il gruppo di potere che lo circonda utilizza le religioni per fini militari ed è ortodosso ma, certamente, non cristiano: simile, in questo a Mussolini che, l’8 agosto del 1938, disse a Galeazzo Ciano di essere cattolico (in quanto il cattolicesimo era, secondo Mussolini, la paganizzazione del cristianesimo) ma non cristiano.
Che milioni di russi, avvelenati da questa propaganda, possano essere convinti di ciò può essere inevitabile e comprensibile; lo è molto meno l'obnubilamento di tanti cattolici europei rispetto a questa perversa fascinazione.
Ortodossi, non cristiani. Propaganda di guerra del Patriarcato di Mosca